È un poeta che alle parole ha preferito il disegno, ma che per Clic ha fatto un’eccezione rispondendo a chiare lettere alle nostre domande.

È l’illustratore Fernando Cobelo.

Fotografo: Nicola Bernardi

Il suo stile è immediatamente riconoscibile grazie al tratto a penna e all’aura di surrealismo delle sue opere. Diventato famoso soprattutto grazie a “The ordinary young man”, il personaggio ricorrente delle sue illustrazioni che inscena ogni volta uno stato d’animo diverso, la vita di Fernando è tutto tranne che ordinaria: nato in Venezuela dove ha studiato per diventare architetto, oggi è un artista che viene invitato dalle Università di tutto il mondo, dal Messico alla Cina, per accendere con la propria arte le menti degli studenti.

E non solo le loro.

Fernando, quando ti si è accesa la lampadina e hai capito che da grande saresti diventato un illustratore?

Sono sempre stato il tipico ragazzino che passava il suo tempo a disegnare. La questione è che in Venezuela non esistevano ancora carriere creative, quindi se avevi un atteggiamento creativo venivi spinto, senza rendertene conto, a studiare Architettura. Quindi, professionalmente sono nato come architetto, ho studiato la carriera sia in Venezuela sia in Italia. La vita fa tanti giri. Ricordo che da piccolo mi piaceva tantissimo ridisegnare i personaggi dei cartoni che guardavo. Sono cresciuto in Venezuela, e non sempre riuscivo a trovare dei pupazzetti che mi piacessero, quindi li disegnavo e poi li ritagliavo per giocarci. Riiniziare a disegnare di nuovo già da adulto è stato un po’ come tornare alle basi della mia infanzia.

L’architettura mi ha preparato per questo percorso. Anche se non faccio più quella professione, sento che non sarei finito a fare illustrazione se non l’avessi studiata.

Diventare illustratore ha significato per te affrontare temi complessi con semplicità, cosa vuoi comunicare con la tua arte?

Nelle mie opere personali l’idea è sempre stata quella di rappresentare dei sentimenti ordinari attraverso elementi straordinari o surreali, usando però un linguaggio semplice, essenziale, quasi infantile. È sempre stato un processo strettamente legato alle emozioni. Detto questo, da un punto di vista professionale, noi illustratori abbiamo la responsabilità di comunicare, attraverso le nostre opere, il tempo storico nel quale ci troviamo. Quindi mi trovo molto spesso nella situazione di dover illustrare i temi di cui si parla di più in questo momento.

Una delle illustrazioni di Fernando Cobelo
Migrations

La creatività per te è una scintilla d’intuizione o un processo lento e graduale?

Un po’ entrambe. Non si può negare che a volte l’ispirazione arriva in modo spontaneo, come una scintilla. Ma nell’illustrazione devi andare oltre, perché tra tanti lavori e commissioni non puoi sederti ad aspettare che questa scintilla si accenda. Ti devi creare, quindi, un processo che ti aiuti a tirare fuori le idee al di là dei tuoi stati d’animo o l’ispirazione in sé. L’illustrazione come professione si tratta più di una combinazione tra queste due cose: disciplina e ispirazione.

Qual è la fonte d’energia alternativa e sostenibile di Fernando Cobelo: la passione per questo lavoro, la determinazione a farcela o altro?

La voglia di superare me stesso e imparare nuove cose mi fa lavorare tantissimo. Ho tanti obiettivi e sono uno che non riposa finché non li ha raggiunti.

Riesci ad essere creativo anche con il riciclo?

Nel mio lavoro provo a non sprecare i materiali, a riempire fino all’ultimo angolino dello sketchbook e a non buttare niente che possa servirmi in futuro. In questo modo riesco a risparmiare e diminuire anche le possibilità di creare spazzatura.