Clementina Sasso, l’astrofisica che lavora alla missione Solar Orbiter

Clementina Sasso è ricercatrice astrofisica specializzata in fisica solare presso l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, oltre che portavoce dell’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) per la missione Solar Orbiter, la sonda che ci consentirà di saperne di più sul Sole, andandogli vicino di “soli” 42 milioni di chilometri e sfidando gli oltre 500 gradi.

Siamo molto curiosi di saperne di più, per questo le abbiamo rivolto alcune domande.

Dottoressa Sasso, quali informazioni importanti vi aspettate vi dia il Sole durante la missione?

Il Sole ha ancora tanti misteri da scoprire e, grazie a Solar Orbiter, ci aspettiamo di rispondere principalmente a due domande. La prima è come il Sole genera e controlla l’eliosfera, che è l’enorme bolla di particelle cariche generata dal Sole stesso e in cui è immerso tutto il sistema solare. La seconda è invece come nasce e varia il campo magnetico solare, che è il responsabile principale dei fenomeni esplosivi che avvengono sul Sole e generano tempeste magnetiche in grado di influenzare la vita sulla Terra.

Quale primato avrà Solar Orbiter?

Solar Orbiter arriverà ad osservare il Sole da circa un quarto della distanza Terra-Sole (40 milioni di km), che rappresenta il punto più vicino mai raggiunto da una sonda con telescopi a bordo. In più, percorrerà orbite inclinate rispetto all’eclittica, che è il piano sui cui ruota la Terra intorno al Sole, permettendoci di osservare per la prima volta i poli solari dove hanno luogo i meccanismi ritenuti fondamentali per studiare l’origine del campo magnetico solare.
Un’altra particolarità di Solar Orbiter è la suite di strumenti a bordo. Si tratta di dieci strumenti divisi tra “in-situ”, che misurano le proprietà delle particelle direttamente nel vento solare, e i “remote sensing”, ossia i telescopi, che osservano il Sole dalla superficie fino alla corona solare, la parte più esterna della sua atmosfera. Grazie alla combinazione dei dati provenienti da questi strumenti riusciremo a seguire le particelle che partono dalla superficie solare e arrivano a Solar Orbiter, svelando così il legame Sole-Eliosfera.

GUARDA IL VIDEO DEL LANCIO DI SOLAR ORBITER

Da quanto tempo state preparando la missione e com’è stato assistere al lancio di Solar Orbiter a febbraio 2020?

L’idea iniziale di Solar Orbiter ha qualche decina di anni ed io sono entrata nel progetto otto anni fa come parte del team dello strumento Metis, che è il coronografo di Solar Orbiter. Considerati i miei dodici anni da ricercatrice, posso dire che la maggior parte sono stati dedicati a Solar Orbiter. Assistere al lancio è stato come vivere un sogno. Non trovo altre parole per esprimere l’emozione quando, dopo il conto alla rovescia, il razzo è partito in una luce immensa e tutti noi abbiamo tirato un sospiro di sollievo per il successo del lancio.
Altrettanto emozionante è stato assistere all’arrivo delle prime immagini, presentate al mondo il 16 luglio e che
possono essere ammirate e scaricate qui.

le immagini del Sole catturate da Solar Orbiter

La pandemia ha avuto conseguenze anche sul suo progetto o il lavoro si è svolto regolarmente?

Quando è iniziata la pandemia in Europa, Solar Orbiter era già stato lanciato e si trovava nella fase cosiddetta del “commissioning”, dove tutti gli strumenti e la sonda stessa sono sottoposti a diversi tipi test e calibrazioni.
I team dedicati allo spacecraft e quelli dei diversi strumenti avrebbero dovuto lavorare a stretto contatto nella sede delle operazioni dell’ESA a Darmstadt, in Germania, e anche io e i miei colleghi saremmo dovuti andare lì. Proprio quando toccava a noi, con alcuni membri del team già in Germania, si è bloccato tutto a causa delle restrizioni adottate anche dall’ESA. Nonostante i ritardi per qualche giorno di chiusura del centro e il dover lavorare non più tutti insieme ma dislocati in diverse parti d’Italia, la fase del commissioning si è conclusa nel migliore dei modi.

Come ci si sente ad essere la persona “più vicina” al Sole?

Ci si sente appagati e fieri di tutto il lavoro svolto. Non è facile intraprendere la carriera che ho deciso d’intraprendere perché comporta numerose ore di lavoro, che durante la pandemia sono state a volte anche ad orari assurdi, e numerosi viaggi che, per chi come me ha scelto anche di avere dei figli, ti portano spesso lontano da casa. Ma il raggiungimento dell’obiettivo ripaga di tutte le fatiche.

C’è un messaggio che vorrebbe lanciare alle bambine e ai bambini che sognano di scoprire lo spazio?

Di restare sempre curiosi e affascinati dalle tante domande che caratterizzano l’astronomia e l’astrofisica. La voglia di dare risposte a quelle domande potrebbe guidarli dove nemmeno immaginano e io ne sono la dimostrazione. Ho portato i miei figli ad assistere al lancio di Solar Orbiter per trasmetter loro il messaggio che si può arrivare dovunque si desidera se ci s’impegna e si crede nelle proprie capacità. Essere soddisfatti di sé è il miglior regalo che si può fare all’altro, come guida ed esempio.