funzionamento città spugna

Sempre più frequentemente assistiamo a temporali molto forti e improvvisi che causano inondazioni dei centri urbani e potenziali pericoli per i cittadini. Ma come scongiurare il rischio alluvioni? Una delle possibili soluzioni potrebbe consistere in un nuovo modello urbano, in grado di assorbire l’acqua per riadoperarla, ovvero creare delle città spugna.

Città spugna: cosa sono e come funzionano

Le città spugna sono una soluzione innovativa per contrastare i danni generati da tempeste violente. Il primo progetto di “sponge city” si deve all’intuizione di un architetto cinese che, nei primi anni duemila, ha evidenziato l’inefficienza dei modelli tradizionali e ha messo a punto un nuovo sistema in grado di far defluire e riutilizzare notevoli risorse idriche.

Grazie all’uso di materiali speciali, alla presenza di zone verdi e particolari strutture architettoniche, è possibile drenare la pioggia nel terreno e indirizzarla in falde acquifere o in bacini artificiali di raccolta.

Questo metodo si rivela un supporto importante, oltre che ecologico, perché l’acqua piovana può essere recuperata e destinata poi a vari usi. Ad esempio, è possibile migliorare la salute degli alberi nelle aree urbane, rendendo più facile la crescita delle radici sotto le superfici pavimentate. Inoltre, grazie alle scorte accumulate, si dispone di provviste idriche sufficienti per mantenere rigogliosi i numerosi giardini previsti da tale modello.

I vantaggi delle città spugna

Indubbiamente le città spugna riportano preziosi vantaggi:

  • Assorbono e conservano l’acqua: proprio per la loro particolare predisposizione, le precipitazioni vengono raccolte e immagazzinate per i periodi di siccità.
  • Aumentano la quantità di aree verdi, dato che prevedono la presenza di parchi e giardinetti.
  • Sono sostenibili: impediscono che l’acqua pluviale vada sprecata e riducono sensibilmente i danni strutturali ed economici provocati dagli eventi atmosferici.

Rain garden: cos’è e a cosa serve

Come dicevamo qualche riga più su, le città spugna prevedono una buona presenza di verde, e in particolare di “rain garden”, dei particolari giardini progettati in maniera tale da essere un bacino depresso rispetto alle superfici adiacenti.

Ciò consente, durante i temporali, di sfruttare l’avvallamento per convogliare l’acqua precipitata: quest’ultima, grazie ai diversi strati nel terreno, viene fatta defluire gradualmente e filtrata dei vari componenti inquinanti.

Le piante dei rain garden sono spesso specie autoctone, di modo da preservare la biodiversità della flora e della fauna locale.

Sponge city: dove sono in progetto e quali interventi sono previsti

Ormai si contano diversi esempi di sponge city sparpagliati per il globo. A fare da apripista è stata Wuhan, che nel 2015 si è guadagnata il titolo di prima città spugna cinese.

Sul versante europeo, invece, ricordiamo Copenaghen che ha avviato un programma di prevenzione ventennale e ha creato un bacino per la raccolta delle piogge.

Per quanto riguarda il fronte italiano è interessante l’esempio di Modena che, aderendo al progetto Grow Green, ha avviato un’analisi dei canali di scolo cittadini per attuare una strategia di salvaguardia dagli allagamenti. Infine, anche per Milano e le aree metropolitane limitrofe è previsto un piano per l’installazione di maggiori zone alberate e superfici drenanti.

 

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