Paura del buio: chi non l’ha mai avuta? Per gli adulti può essere un pallido ricordo, ma c’è qualcosa che possono fare per farla passare ai propri figli o nipoti?

Lo abbiamo chiesto a Noemi Zenzale, psicologa, psicoterapeuta, scrittrice1 e mamma.

Come superare la paura del buio? E perché si ha paura da bambini e a volte anche da adulti? I Consigli della psicologa Noemi Zenzale.

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Nell’era della luce blu costante di telefonini e computer, esiste ancora la paura del buio?

Sì, esiste ancora, così come esistono ancora altre paure tipiche dell’infanzia e dell’essere umano. Non sempre e non necessariamente l’avanzamento della tecnologia e della cultura segue quelle che sono le norme biologiche e le caratteristiche psicologiche degli esseri umani.

Perché da piccoli tutti, più o meno, viviamo la paura del buio?

La paura del buio è solitamente associata all’esperienza del sonno. Il sonno rappresenta per gli esseri umani, specie per i cuccioli, una esperienza corporea e psichica estremamente delicata. Quando dormiamo siamo vulnerabili, soli, privi del controllo; per un bambino una situazione del genere può comprensibilmente rappresentare una esperienza delicata e fonte di stress. Accanto a questi aspetti va considerato il fatto che durante la notte il cervello elabora gli stimoli diurni e tra questi possono esservi delle esperienze relazionali ed emotive stressanti. Può quindi capitare che le paure notturne e gli incubi che svegliano il bambino nel cuore della notte esprimano sensazioni o esperienze diurne, e non solo, vissute male e portatrici di disagio e sofferenza.

Che consigli diamo a genitori/nonni/zii per aiutare i bambini a superare questa paura?

La paura del buio come ogni altra paura ed emozione dei bambini e dell’essere umano non è negativa, ma rappresenta una manifestazione del tutto fisiologica del nostro cervello. Va quindi accolta e abbracciata con dolcezza, pazienza, calma e saggezza perché possa essere elaborata lasciando il posto al senso di sicurezza.

Un bambino che ha paura del buio non sta facendo i “capricci”. Sta semplicemente comunicando qualcosa rispetto alla quale richiede il nostro aiuto e la nostra protezione. Per potersi abbandonare al sonno è fondamentale sentirsi al sicuro e chi più di un genitore o di una figura di riferimento per il bambino può infondere questo senso di accompagnamento e sicurezza?

la paura del buio nei bambiniI consigli sono quindi di rispettare l’emozione senza mai ridicolizzarla o minimizzarla; ascoltare i motivi della paura del bambino ponendogli domande e mostrandosi sinceramente interessati ad ascoltare la sua verità; legittimare ciò che prova; raccontargli delle nostre paure da bambini e di come pian pianino siano state superate; trovare risorse interne ed esterne che lo aiutino a recuperare fiducia e sicurezza; fornire tutte le informazioni di realtà necessarie perché il bambino venga rassicurato (es. i mostri non esistono). 

Fino a che età è “normale” avere paura del buio?

Più che di età in sé considererei la situazione globale del bambino.  Alcune paure sono sane, altre sono eccessive, altre sono simboliche e raccontano di un disagio più ampio. Quando il bambino presenta più di una paura oppure presenta una paura molto forte che lo porta a sviluppare condotte di evitamento rispetto alla situazione temuta, con conseguente importante disagio emotivo, allora va fatta una riflessione più ampia perché la comunicazione sottesa a queste paure possa essere colta dall’adulto di riferimento ed il bambino aiutato. Per un genitore potrebbe essere questo il caso perché faccia richiesta di un confronto con uno psicoterapeuta specializzato nell’età evolutiva che lo aiuti ad aiutare il suo bambino.

Ricordo, concludendo, che il maggiore fattore di protezione per il benessere e per la crescita di un bambino è il legame di attaccamento con il genitore: quanto più questo è sicuro, saldo, equilibrato, rispettoso e protettivo tanto più il bambino mostrerà maggiore serenità e risorse anche nei momenti più “bui” della sua vita.

 

FONTI

  1. Acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing (“desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”), trattamento psicoterapico usato per traumi e per il disturbo post traumatico da stress.
  2. I racconti di Grigia M. M.