Francesca Lovato, fondatrice di Oltrecafè ci racconta come ricicla i fondi di caffè per creare eco pellet

 

L’Italia è il quarto mercato al mondo per l’utilizzo di stufe a pellet, secondo il “Global Wood Pellet Industry and Trade Study 2017”. (1)

L’Osservatorio Social Monitoring di Nomisma sostiene che il 95% degli italiani beve abitualmente caffè. (2)

Unisci le due informazioni e ottieni Oltrecafé, la start up innovativa che realizza bio pellet ricavato dai fondi dell’amatissima bevanda. Un’idea brillante e green, che recentemente ha vinto nella categoria Agrifood il Good Energy Award, premio di Bernoni Grant Thornton per le aziende che hanno il coraggio di investire in un mercato innovativo, non tradizionale e in modo responsabile. (3)

Può quindi il caffè dare nuova energia anche all’imprenditoria, in modi inaspettati?

Lo abbiamo chiesto a Francesca Lovato, fondatrice di Oltrecafé, proprio il primo ottobre, Giornata Internazionale del Caffè, quest’anno dedicata alle donne del settore.

 

Francesca, come si è accesa la lampadina che ha dato il via alla tua impresa?

Passione e curiosità: ho sempre studiato e lavorato con i rifiuti e la domanda costante era come migliorare il loro destino: “ora lo stiamo buttando: non è possibile farci qualcosa di meglio?”.

A volte la soluzione è semplice, a volte servono prove e sperimentazioni… Ma se la voglia di arrivare a un risultato concreto c’è, ci si arriva. L’unione di buone pratiche già realizzate (spesso all’estero e da italiani/e) e necessità di nuove opportunità di lavoro green in Italia mi ha portato a dire: “Proviamo a realizzare qualcosa in prima persona: se non ora, quando?!”. Una scintilla a cui ho deciso di dare una possibilità, sperando di accendere altre lampadine lungo la via.

 

In un’intervista hai menzionato la possibilità di creare filtri d’acqua con i fondi di caffè. Sarà la tua prossima start up?

Mi riferivo al risultato di uno studio pubblicato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (un filtro prodotto a partire dal fondo del caffè, che elimina i metalli pesanti e al tempo stesso riduce l’accumulo di rifiuti). Era un esempio per ribadire come gli usi dei fondi di caffè siano innumerevoli, a partire dal riciclo casalingo. La mia idea è davvero di collaborare con aziende del territorio per realizzare diversi prodotti, anche personalizzati, a partire dal fondo di caffè: si possono così creare filiere chiuse, circolari, che permettono di ottenere nuovi prodotti riciclati a km zero, dai filtri per l’acqua al pellet, passando per la cosmesi e il tessile/complementi d’arredo.

L’importante è mettere a sistema le diverse competenze e creare una catena del valore in cui ogni attore ha un ruolo: se concordiamo sull’obiettivo finale, una modalità per collaborare si trova.

 

Hai affermato che Oltrecafé è perfetto per chi ama l’odore di caffè. Potrebbe funzionare anche come profumatore per ambienti?

Abbiamo provato diverse ricette di pellet al caffè e il 100% fondo di caffè ovviamente emana odore di espresso. La versione attualmente disponibile no, molto meno. Se ci sarà richiesta lo forniremo. In realtà quando si testano profumi diversi, la polvere di caffè viene usata per “fare una pausa”, per resettare il naso da tutti i profumi che ha sentito, per poi ripartire: quindi può non solo profumare, ma togliere odori. Ci sono già utilizzi dei fondi di caffè per neutralizzare gli odori del frigo o togliere i cattivi odori dalle mani o dal lavandino. Ho visto candele al caffè e si, mi piacerebbe esplorare anche la possibilità di utilizzarli come profumatori per ambienti, ma ancora meglio per scarpe…

 

Hai dichiarato che la cenere prodotta può essere usata come fertilizzante. Come?

L’uso della cenere come fertilizzante è una pratica antichissima e anche l’uso dei fondi di caffè come concime naturale non è nuova. Si può distribuire, da sola o aggiunta al compost, sull’erba o sulla terra presente attorno alle piante; distribuita attorno alle aiuole, aiuta a tenere lontani parassiti e lumache.

Le ceneri del nostro pellet sono appunto un mix di legna e fondo di caffè, quindi possono seguire lo stesso destino delle ceneri di legna: so però che ogni Comune ha poi modalità diverse e non sempre vengono destinate all’organico o al compost. Modalità e quantità per l’utilizzo diretto su piante possono variare (sempre con parsimonia) ed è sempre bene fare delle prove per un risultato ottimale. Noi abbiamo in progetto di studiare meglio quantità e modalità con l’università in uno dei prossimi studi che potremo finanziare.

 

In che altri modi una persona potrebbe riciclare in casa i fondi del caffè?

Qui si apre un universo che prende origine dall’esperienza e dalle abitudini dei nostri nonni: molto amati per la pulizia, la cosmesi o per massaggi anticellulite (scrub per il corpo, maschere per il viso e un naturale anticellulite), sono impiegati anche per maschere per i capelli. Ho avuto l’occasione di leggere anche una ricetta di una torta fatta con i fondi del caffè su un libretto antispreco dell’associazione di don Benzi Papa Giovanni XXIII! Davvero su Internet non si contano i consigli su come riutilizzare questo oro nero: sembra che la sua seconda vita sia quasi più prolifica della prima. Ed è questo concetto che mi affascina, sia negli scarti che nelle persone. Spesso è il nostro sguardo a determinare la differenza: davvero ciò che abbiamo dinanzi è qualcosa da buttare? Il 99% delle volte noi possiamo fare la differenza.

 

Da imprenditrice, qual è la più grande difficoltà e la più grande soddisfazione che hai avuto?

Qualcuno ha detto che se sei un imprenditore, di base sei uno che risolve problemi. E problemi ce ne sono sempre, ogni giorno. È normale, a volte più facile o difficile da sopportare, ma non c’è il problema della noia.

La più grande difficoltà che abbiamo incontrato credo sia avere a che fare con meccanismi burocratici spesso frammentati, poco chiari, disomogenei, che (a volte) contraddice sé stessa.

La più grande soddisfazione è conoscere persone che lavorano sulla stessa lunghezza d’onda – in Italia o all’estero – su progetti di riciclo innovativo o economia circolare. Parlo di cittadini, professionisti, funzionari che agiscono concretamente nel loro piccolo per realizzare azioni e progetti che abbiano un risultato nel territorio in cui vivono, che sia informare sé stessi o altri, ridurre gli scarti, promuovere progetti di riciclo, utilizzare prodotti ecologici, favorire l’adozione di processi green, rendersi consapevoli delle proprie azioni.

Certo servono pazienza, dedizione e costanza: una buona dose di testardaggine aiuta… Sicuramente poter fare rete e collaborare fa la differenza, sia per ricordarsi che non si è soli, sia per aumentare il proprio peso e riuscire così ad avere un impatto positivo maggiore.

 

Fonti

  1. “Il pellet nel mondo: Italia quarto mercato, ma è importatore netto” Qualenergia.it
  2. “Nomisma lancia l’Osservatorio Caffè sviluppato da Datalytics” Datalytics.it
  3. “Good Energy Award” Bgt-grantthornton.it