Il gruppo “Famiglie senz’auto” è per tutti un esempio di mobilità sostenibile a basso impatto

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Secondo l’Automobile Club d’Italia, nel 2018 hanno circolato in Italia più di 39 milioni di autovetture(1) con Roma che registra addirittura un veicolo per ogni abitante.(2)

Sappiamo che anche la mobilità impatta sull’ambiente e ce lo ricordiamo soprattutto nelle giornate di blocco del traffico.

Ma se anziché fermare la circolazione delle macchine, si incentivasse di più l’uso di mezzi alternativi?

A Torino è partito l’esperimento di “Bogia” (tradotto dal piemontese, “muoviti”) che prevede un rimborso di 25 centesimi a chilometro per i partecipanti al bando che andranno a lavoro o a scuola in bicicletta.(3)

Ed è da poco sbarcata in Italia l’app che per ogni mille passi fatti paga in sweatcoin, una moneta virtuale che si può utilizzare nel negozio online legato alla piattaforma.(4)

Ma non tutti lo fanno per motivazioni economiche: esistono intere Famiglie Senz’Auto che rinunciano al mezzo privato per impattare di meno sull’ambiente.

La fondatrice del loro gruppo Facebook è Linda Maggiori, educatrice, giornalista, scrittrice(5) e attivista. Lei è la dimostrazione che ce la si può fare, anche quando si hanno 4 figli e si abita in provincia.

Come fa? Gliel’abbiamo chiesto.

Famiglie senza auto sono un gruppo su Facebook

Fonte immagine: gruppo Facebook Famiglie Senz’Auto

Una persona per cui la mobilità a basso impatto ambientale è una scelta di vita.

Linda, come ti si è accesa l’idea di fondare il gruppo Famiglie Senz’Auto?

9 anni fa siamo stati coinvolti in un brutto incidente stradale e da quel giorno decidemmo di prenderci una pausa dall’auto. Inizialmente fu una prova dettata anche dal trauma psicologico e da motivi economici, poi approfondimmo la questione, studiammo le implicazioni ambientali, io e mio marito eravamo entrambi molto motivati… Però ci sentivamo soli, tutti ci dicevano che eravamo matti a non comprare l’auto con 2 bambini piccoli. Facendo varie ricerche ci eravamo accorti che non esistevano gruppi che parlassero di come vivere senz’auto di proprietà, mentre all’estero questa scelta era abbastanza diffusa. Per questo, per non mollare, abbiamo deciso di scrivere un appello alla Rete. Ricordo che scrissi un semplice post su Facebook: “Esistono famiglie senz’auto in Italia?”. Mi risposero alcune mamme di Bologna e insieme creammo questo bel gruppo che ora conta più di 1500 iscritti. Non solo famiglie senz’auto ma anche che provano a farne a meno, che vorrebbero rinunciarci, che vogliono trovare esperienze ed esempi da seguire… In tanti ci ringraziano perché sentono la necessità di fare rete per portare avanti questa scelta che è ancora controcorrente, ma è sempre più necessaria e urgente. 

Quante energie occorrono per gestire più di un lavoro, le tue tante attività ambientali e 4 figli? A volte non pensi che sarebbe tutto più facile, se potessi spostarti in macchina?

Una volta che spostarsi senz’auto è diventato abitudine, non c’è alcuna fatica, ci si organizza.  Le cose faticose sono quelle a cui non siamo abituati, l’abitudine rende tutto più semplice. Piedi e bici per le brevi distanze (per noi brevi vuol dire sotto ai 5-8 km), mezzi pubblici sopra ai 10 km, e se non ci sono mezzi pubblici, prendiamo in prestito auto o accettiamo passaggi.

Qualcuno potrebbe pensare che è (più) fattibile vivere senz’auto in una metropoli. Ma tu sei la prova che lo si può fare anche in una cittadina.

Nella mia cittadina Faenza, 60 000 abitanti, pianeggiante, ciclabile e collegata ai treni, è molto semplice vivere senz’auto. Eppure siamo tra le poche famiglie faentine a farlo e in tanti ci prendono per matti. Credo sia una questione culturale. Tanta gente potrebbe vivere senz’auto, facendo solo qualche piccolo sacrificio. In Italia l’abitudine all’auto è molto radicata. Come spiego nel mio nuovo libro “Vivo Senza Auto”, in Europa, (penso a Vauban, Friburgo, Copenhagen, Pontevedra, Zurigo…) i quartieri car free prosperano da decenni.

Il 2 novembre avete organizzato il secondo raduno nazionale delle Famiglie Senz’Auto. Avete registrato un aumento di partecipazione rispetto alla prima edizione?

Più o meno come lo scorso anno.  Il prossimo raduno lo faremo a Milano, in contemporanea al Salone dell’Auto, a giugno 2020.  Vogliamo lanciare un segnale chiaro, in linea con i movimenti ambientalisti e di lotta per il clima. Per motivi ambientali, di giustizia climatica, sociali, e di salute, le auto debbono diminuire di numero, di potenza e di velocità. E quelle che restano debbono essere elettriche, poco energivore.    

Cosa manca all’Italia per essere più bike-friendly?

Insieme alle associazioni ambientaliste, per la sicurezza della strada, abbiamo chiesto:

  • di introdurre nella riforma del Codice della Strada i sensi unici eccetto bici, così da garantire più spazio ai ciclisti (attualmente i sensi unici lo sono perché una corsia è destinata a parcheggio, basterebbe quindi togliere i posti auto e garantire il passaggio dei ciclisti);
  • zone 30 in tutto il centro urbano con dispositivi atti a rallentare il traffico;
  • strade scolastiche (pedonali o ztl davanti alle scuole) e in genere una concezione della viabilità che metta al centro il pedone e il ciclista;
  • di collegare le ciclabili tra loro e renderle funzionali a chi vuole andare a lavorare o a scuola (bicipolitana). Quello che hanno fatto da Bolzano a Copenaghen a Pontevedra.

 

Fonti

  1. ACI presenta “Open Parco Veicoli”, la banca dati online sul circolante italiano – aci.it
  2. Quante macchine ci sono in Italia
  3. “A Torino se vai al lavoro in bici hai diritto al rimborso di 25 centesimi al km” – Open
  4. “Cos’è e come funziona Sweatcoin, l’app che ti paga per camminare” – Grazia
  5. Tra i suoi titoli troviamo “Salviamo il mare”, “Impatto zero” e “Vademecum per famiglie a rifiuti zero” e il recente “Vivo senza auto” di Macroedizioni.