Pullulano sul territorio italiano in periodo autunnale festival di letteratura che pongono libro e conoscenza al centro, come asse indissolubile della trasmissione del sapere e speranza per un futuro migliore.

Dal Festival Letterario di Mantova, dal 5 al 9 settembre, al Festival di Internazionale, appuntamento clou del giornalismo italiano attivo il 5, 6 e 7 ottobre a Ferrara, passando per Pordenone, dove, dal 19 al 23 settembre, verrà varata la diciannovesima edizione di Pordenone Legge.

Con un carnet così fitto di appuntamenti letterari il dubbio è lecito: gli italiani sono un popolo di lettori o persone di parola (scritta)? E quanta energia dà una buona lettura?

Fabrizio Lombardo

Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Lombardo, direttore operativo di Librerie.Coop, la catena di librerie progettata e realizzata da Coop Alleanza 3.0 che supporta i tre eventi.

Fabrizio, siamo un popolo di lettori? Qual è lo stato di salute dell’editoria in Italia?

Purtroppo no. In Italia il dato è ormai costante e, negli ultimi 5 anni, stima i lettori al di sotto del 45% della popolazione. Ovvero sei italiani su dieci non amano leggere libri. E il parametro di misura è il magro e solitario libro all’anno.

 

Non siamo un popolo di lettori e i lettori forti, quelli che leggono circa 12 libri all’anno, sono il 14% della popolazione. Il pubblico femminile mostra una maggiore propensione alla lettura. I giovani, giovanissimi, leggono ma rallentano dai 18 anni in poi. Si ricomincia a leggere dopo i cinquant’anni. Segno di maturità e saggezza…

I settori – da un punto di vista commerciale – che ancora reggono sul mercato sono quello della narrativa, quello per l’infanzia e per i ragazzi.

La Narrativa a cui si aggiunge l’incremento del fumetto narrato, della Graphic Novel, che in questi ultimi anni sta crescendo sia per volumi, qualità e lettori.

In calo il settore della cucina e i libri degli Chef mentre sta aumentando l’attenzione al benessere, all’alimentazione e alla vita sana e sostenibile.

Capitolo a parte è il fenomeno dei libri nati dal web, le meteore degli youtuber e dei fashion blogger, settore che insieme ai libri Young Adult, appassiona il pubblico dei giovanissimi tra 12 e 20 anni.

Pochi lettori ma tanti scrittori?

La contraddizione della lettura e dell’editoria italiana sta nel fatto che escono oltre 60 mila titoli novità all’anno che, anche se depurati del self publishing e dell’editoria a pagamento, si riducono a 40 mila restano tantissimi per un mercato che ha le percentuali di lettori di cui parlavamo prima.

E forse è una contraddizione anche il numero di festival letterari/culturali presenti nel nostro paese. Ne nascono sempre di nuovi. Ma il pubblico dei festival non è solo quello dei lettori. E’ legato alla città, all’appartenenza, alla vita dei luoghi dove i festival nascono. I festival muovono i lettori ma anche i curiosi, quelli che cercano di capire il presente, ascoltano dibattiti e presentazioni.

Come ti spieghi il successo di queste iniziative letterarie?

Nei Festival l’aspetto dell’incontro con gli scrittori, la spettacolarizzazione del momento letterario, che passa dalla pagina alla voce dell’autore che legge o che dialoga con altri scrittori o con il pubblico, crea il valore aggiunto. I lettori sono una comunità, hanno cose in comune e l’idea di incontrarsi e di incontrare gli scrittori fortifica e amplifica questo aspetto del piacere della lettura.

Leggere quindi come atto privato che ha bisogno anche dello spazio pubblico, dell’ascolto ad alta voce, della presenza fisica dell’autore. A tutto questo si aggiunge una certa propensione di alcuni autori a essere spesso star.

Aggiungo poi che alcuni Festival, come quello di Internazionale a Ferrara, per esempio, raccolgono stimoli che non sono solo quelli del libro ma muovono l’etica e la coscienza civile delle persone. In generale questi aspetti caratterizzano molti di questi eventi. E sono un grande valore aggiunto dei Festival.

Quanto impegno c’è dietro l’organizzazione di un festival letterario o, per dirla alla Accendi, quanta energia ci si mette?

Vi posso parlare della nostra esperienza di Librerie.Coop. L’impegno è enorme, mette in moto tutte le nostre capacità professionali: conoscenza del libro, creatività nel preparare bibliografie e percorsi tematici attività fisica nel muovere migliaia di libri in pochissimi giorni, capacità di analisi degli spazi in cui immaginare una libreria temporanea. Tutta questa energia è, per noi, energia sostenibile, nasce dalla passione e dall’entusiasmo che i librai coop mettono nel loro mestiere. Ogni volta che le squadre di lavoro, sempre diverse, si incontrano per allestire una libreria di un festival si innescano delle alchimie virtuose che portano risultati eccellenti.

L’energia invece che sta dietro all’organizzazione dei festival, immagino, per quello che vediamo, incontrando i direttori artistici delle rassegne, è un’energia che parte da lontanissimo. È a ciclo continuo. Appena finisce un festival si sta già pensando al programma di quello dell’anno successivo. È sempre accesa. Come voi…

Consigli sulle letture più energetiche del momento?

“La vita agra” di Luciano Bianciardi (Feltrinelli), un libro per me sempre elettrizzante e ancora attualissimo per capire il lavoro editoriale e il presente. Un libro che non invecchia come scrittura e temi.

“Lampi” di Jean Echenoz (Adelphi) libro in cui Echenoz racconta, con suprema eleganza, la storia di Gregor, il nome fittizio dietro cui si cela infatti Nikola Tesla, il suo genio e le sue innovazioni sull’elettricità.

Per quanto riguarda la saggistica è appena uscito “21 lezioni per il XXI secolo” di Yuval Noah Harari (Bompiani), un libro certamente da leggere, una lente di ingrandimento su quanto accade e potrà accadere nel nostro futuro. Un libro che farà accendere, speriamo, lampadine (sostenibili) nella testa delle persone.