Marianna Mea di Rete Zero Waste ci racconta come ridurre il nostro impatto ambientale anche a casa.

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Secondo il Rapporto Coop 2018 (1), 9 italiani su 10 sono attenti all’ambiente, consapevoli che per vivere bene sia necessario salvaguardare non solo la nostra di salute, ma anche quella della Terra.

La sostenibilità – concetto che una volta appariva lontano dalla vita quotidiana – sta prendendo sempre più piede e dal 2014 a oggi è cresciuta la quota di nostri connazionali che ritiene di avere un ruolo attivo nella tutela ambientale.

È nato anche un movimento “zero rifiuti”, che studia come ridurre il proprio impatto ambientale.

Chi meglio di Marianna Mea, co-fondatrice della Rete Zero Waste e blogger, può parlarcene?

 

Marianna, secondo il Rapporto Coop, l’86% degli italiani ritiene che differenziare correttamente i rifiuti sia un segno di civiltà. Si può fare ancora di più?

Assolutamente sì. La raccolta differenziata è sicuramente un segno di civiltà e di rispetto per l’ambiente ma da sola non basta più: dobbiamo arrivare a un cambiamento di mentalità che ci allontani da una visione consumistica usa e getta.

I classici esempi sono quelli delle stoviglie di plastica: ci vuole moltissima energia (non rinnovabile!) per produrre questi oggetti che vengono utilizzati per meno di 30 minuti e poi buttati via.

Il sistema del riciclo arriverà presto o tardi a un collasso se non sarà accompagnato da una riduzione della produzione e dell’utilizzo degli oggetti monouso.

 

Perché affermi che uno stile di vita “Zero Waste” non è così difficile come sembra?

Come famiglia siamo sempre stati molto attenti all’ambiente. Io e mio marito siamo due biologi marini, studiamo il mare e le strategie per proteggerlo al meglio. Pensavamo fosse sufficiente fare una corretta raccolta differenziata. Poi ci siamo accorti che potevamo fare di più. Dovevamo iniziare a cambiare il nostro comportamento, se volevamo evitare di produrre 500 kg all’anno di rifiuti (come ogni italiano medio). All’inizio è sembrato impossibile anche a noi: come potevamo fare una spesa a “zero rifiuti” con un bambino piccolo, in una nuova città (Napoli) e con un solo stipendio?

Siamo partiti dalle cose che per noi erano più semplici da sostituire e che fossero a costo zero o con un impegno economico minimo.

Marianna Mea di Rete Zero Waste ci racconta come ridurre il nostro impatto ambientale anche a casa.Dico che lo Zero Waste non è difficile perché ognuno può trovare il suo modo per adottare questo stile di vita. Si tratta di cambiare (un po’) le proprie abitudini. Se si inizia a pensarci è vero, può sembrare difficile: ricordarsi ogni volta le borse di stoffa per la spesa, mettere la borraccia con l’acqua di rubinetto in borsa, far partire la lavatrice coi pannolini lavabili al momento giusto…

Deve essere un obiettivo a cui tendere, per fare scelte migliori ogni volta che se ne presenta l’occasione, non una corsa a ostacoli.

Marianna Mea

 

Una vita “Zero Waste” è una vita di rinunce?

All’inizio può sembrare così: visto che sono tutti imballati in plastica, devo rinunciare al mio balsamo, al mio yogurt e alla mia bevanda preferita?

In realtà, procedendo a piccoli passi, gli altri verranno da sé e non si vedranno più rinunce, ma nuove conquiste! Pensavo che non avrei mai potuto fare a meno del mio shampoo e balsamo preferito… Adesso mi piace sperimentare i diversi shampoo solidi che trovo in commercio o usare solo acqua.

Cerchiamo ogni giorno di migliorare, di trovare l’alternativa senza rifiuti, di fare scelte più sostenibili per ridurre il nostro impatto ambientale. L’unico punto che non abbiamo mai messo in discussione sono i medicinali e i dispositivi sanitari. Per il resto, abbiamo trovato un’alternativa zero waste a molti dei prodotti usa e getta che usiamo nel nostro quotidiano. Acquistiamo in maniera più oculata, scegliamo con più cura i prodotti, non solo alimentari.

E poi, se c’è proprio qualcosa a cui non riusciamo a dire addio e per cui non troviamo un’alternativa senza imballaggi, continuiamo a comprarla senza sentirci in colpa! L’importante è fare del proprio meglio.

 

Quali consigli pratici vorresti dare a chi ci si approccia per la prima volta?

Innanzitutto, di non pretendere troppo da se stessi e di non cercare di essere perfetti. La nostra non è un’economia circolare, siamo nell’era del consumismo e dobbiamo prenderne atto. Non per questo dobbiamo rinunciare a fare qualcosa per cambiare le cose.

Direi di iniziare analizzando la propria spazzatura, concentrandosi sui bidoni dell’indifferenziato e della plastica (escludendo i medicinali). Identificate qual è il rifiuto che trovate in maggiore quantità e provate a pensare a un’alternativa senza imballaggio oppure a sostituirlo con un oggetto durevole. Una volta trovata l’alternativa “a rifiuti zero” (o quasi), potete passare al rifiuto successivo, senza dover rinunciare a qualcosa che per voi è fondamentale.

Per aiutare chi ha voglia di mettersi in gioco, sul sito della Rete Zero Waste(2) abbiamo creato una guida pratica (“I primi passi”), con 10 oggetti da sostituire.

 

La plastica è ancora uno dei materiali più usati, ma anche più difficili da smaltire. Come ridurne l’uso?

Rifiutare è il primo consiglio che mi sento di dare: rifiutare la cannuccia nella propria bevanda al momento dell’ordine, rifiutare la busta di plastica che ci viene offerta quando facciamo acquisti, rifiutare l’acqua servita in bicchieri di plastica al bar.

Dobbiamo scardinare mentalità e abitudini, sostituendo i prodotti usa e getta con quelli durevoli (ad esempio prendendo una borraccia al posto delle bottigliette d’acqua in plastica), favorendo quelli con minimo imballaggio (preferendo vetro, alluminio e carta) o facendo acquisti in punti vendita che vendono sfuso, tramite GAS, o direttamente dal produttore.

 

Progetti nel cassetto?

Come Rete Zero Waste, stiamo collaborando con associazioni ecologiste per far partire un programma nazionale per la riduzione dell’impatto ambientale nell’ambito degli acquisti (soprattutto alimentari). Speriamo di riuscire a partire con il nuovo anno. Come famiglia “Zero Waste”, stiamo cercando una casa che ci permetta di vivere in maniera ancora più verde e sostenibile. Come ambasciatrice “Zero Waste”, sto immaginando di creare all’interno del mio istituto un codice di condotta per un posto di lavoro senza rifiuti. In generale, e ancor di più in quanto madre, mi appassiona qualsiasi progetto che punti a proteggere la natura sul nostro fragile pianeta, la casa per i nostri figli e per le generazioni future!

Fonti

  1. Rapporto Coop 2018
  2. retezerowaste.it